Ospite delle “Note di Garrone” abbiamo invitato oggi, Marco Sanchioni, artista di lunga esperienza, con alle spalle diversi album di rilievo. Un artigiano della musica, come si faceva un tempo, che partendo dal Rock ha poi toccato varie altre “note”, dal cantautorato pop “leggero” fino a quello più “impegnato”. Figlio di una generazione, la sua, che non si accontenta della superficialità del mondo attuale, ma che ha la tenacia di chi vuole sapere e scavare per raggiungere la “verità” (così come il titolo di una sua canzone).
Incuriositi da tanta forza, e da questo cantautorato Rock sferzante, abbiamo incontrato l’artista per farci raccontare da lui, questo suo percorso di crescita e consapevolezza:
– Buongiorno Marco, parlaci di questo nuovo singolo: “Il Vecchio Mondo (e quel che resta)”…
La bozza del brano nasce tanti anni fa, forse addirittura verso la fine degli anni ’90. Avevo scritto varie strofe compreso il ritornello che nella canzone ripeto tre volte in maniera differente. Poi purtroppo quel foglio con il testo andò perso ma il ritornello, anzi i ritornelli, mi rimasero in testa negli anni successivi, ma senza mai trovare lo spunto ideale per chiudere il brano. Solo sotto il periodo covid ho colto l’ispirazione per completare il pezzo, riscrivendo le strofe mancanti, osservando il mondo in quel momento della storia. Un brano che ho tenuto nel cassetto per anni ma che ha trovato la sua quadra solo di recente e che s’inserisce perfettamente nel contesto dell’album.
– … e come si colloca questo brano all’interno dell’album che lo contiene (LA RISCOSSA DEL CUORE)?
“La Riscossa del Cuore” è un disco nato, composto e realizzato in pieno periodo covid con tutte le difficoltà annesse per registrarlo, viste le varie restrizioni. Tutti i brani toccano vari aspetti suscitati da quel vissuto. “Il Vecchio Mondo” vuole essere uno spaccato, uno scatto di quel momento sotto il profilo relazionale ed umano ma con la manipolazione del potere che insinua la quotidianità. Ciononostante l’amore vince comunque, tra le righe, nel silenzio, senza visibilità.
– Qual è il messaggio che vuoi lanciare con questo album, e con questo singolo in particolare?
In verità non mi sono mai preoccupato di lanciare messaggi particolari con le mie canzoni. Questo disco nasce con la volontà di dare un punto di osservazione rispetto un momento della nostra vita fatto di limiti e restrizioni, un vissuto credo fino a quel momento inedito per tutti. Ogni canzone cerca di toccare vari aspetti di un periodo storico che, lo si voglia o meno, ha segnato un punto di svolta nella storia (non a caso spesso si è portati a dire “prima del covid” o “dopo il covid”), aspetti che a mio parere in questi tre anni sono emersi con maggiore visibilità. Ad esempio un brano come “Logica e Follia” parla della “guerra tutti contro tutti” nei social. “Zona Comfort” invece vuole cogliere il senso di addomesticamento subito dal cosiddetto uomo moderno che vive comodamente ma di fatto è uno schiavo del sistema, spesso inconsapevole. “Canzone della Nuova Realtà” guarda il mondo con occhi orwelliani, mentre “Nuovi Recinti” parla della necessità degli umani di sentirsi parte di gruppi, correnti di opinione, dimenticando il proprio tempio interiore che fa di lui un essere unico.
– Ti ritieni più cantautore o più rock?
Posso dire di sentirmi entrambi, anche se più rivolto al rock. Tempo fa il chitarrista che collabora nei miei dischi, Simone Cardinetti, mi definì una sorta di Guccini grunge e devo dire che è una definizione in cui mi ritrovo. Ho un background che guarda sicuramente ai cantautori classici nostrani, ma sono di fatto più che altro cresciuto a suon di punk, hard rock, folk, grunge, wave… E dunque Beatles, Nirvana, REM, Husker du, Led Zeppelin e altri gruppi che mi hanno reso un appassionato ascoltatore e mi hanno formato musicalmente.
– Tanti anni di esperienza e tanti album alle spalle. Vuoi fare di un bilancio della tua carriera fino ad oggi? Un bicchiere mezzo pieno, o mezzo vuoto?
Canto fin da bambino. Ebbi modo pure di incidere un 45 giri all’età di 10 anni. Poi verso la metà degli anni ’80 formai la mia prima band. Dal ’92 mi sono messo in proprio. Ho cominciato il mio percorso solista realizzando una manciata di demo ed arrivando al mio primo album nel 2002. Ho partecipato poi a varie compilation e solo nel 2012 ho pubblicato il secondo lavoro. Sono sempre stato autoprodotto, nella speranza di trovare un contratto che non è mai arrivato. Non posso negare di aver sperato per anni la possibilità di emergere. Oggi però ho scoperto un senso di libertà ritrovandomi completamente autonomo nella produzione come nella composizione dei brani. Poteva andare diversamente, entrando magari come si dice nei giri giusti, ma ho fatto comunque il mio percorso. Se c’è un bicchiere mezzo vuoto è la mancata visibilità, la mancanza di un pubblico ampio che ti segue. Ma c’è anche un bicchiere mezzo pieno fatto di libertà artistica e piena autonomia che nel bene o nel male mi sono ritrovato, sia pur passando attraverso delusioni e mancate aspettative.
– Quali difficoltà incontra un artista come te, a far sentire la propria voce nell’attuale panorama del music business?
Nel mio piccolo ho sempre cercato di fare cose qualitativamente valide, tenendo conto del background di formazione, dando attenzione ai contenuti ed alla loro profondità. Credo che l’attenzione per prodotti tendenti a certe caratteristiche sia notevolmente calata negli ultimi anni, da parte degli addetti ai lavori e dunque anche da parte del pubblico.
Non mi pare che gli artisti più in voga di recente siano su questa linea. Tanta musica che circola e che va per la maggiore non ti porta a pensare, a riflettere. Anzi, diciamolo pure, spesso porta al rincoglionimento. D’altronde il music business offre soprattutto spazio a ciò che funziona e che fa successo, senza tener conto alcuno dei contenuti. Credo che questo aspetto metta, in questi tempi, tanti artisti fuori gioco. In questi anni ho fatto tra l’altro pochi concerti, ed è stato sempre difficile prendere contatto con locali e varie situazioni live
– Progetti futuri? A cosa stai lavorando?…
Ho nuove canzoni già concluse ed altre in cantiere. L’unico vero progetto futuro è un nuovo album che sta lentamente prendendo forma, con la speranza di fare più concerti in futuro.