Di fresca uscita con l’album A Circle of Pain abbiamo incontrato la band Metalcore degli ORDALIA, per parlare di questo nuovo progetto dal sapore epico.
Un racconto musicale che si snoda attraverso 8 brani, con un inizio ed una fine… in un loop che riporta l’ascoltatore al punto di partenza in un infinito cerchio di dolore.
– Ciao ragazzi, benvenuti sulle nostre pagine! Vi chiediamo innanzitutto di spendere qualche parola per rompere il ghiaccio ed introdurre la vostra band ai nostri lettori.
Gli Ordalia nascono in piena pandemia mondiale, ottima scelta come tempistica vero? Fino a prima dell’arrivo del Covid suonavamo tutt’altro genere e principalmente cover di altri gruppi, è lì che è nata l’idea di comporre pezzi nostri, vedendo sempre più band che si affermavano sul panorama musicale ci ha fatto fare proprio il passo verso gli inediti, soprattutto durante il lockdown, qui prese forma l’idea di chiamarci Ordalia, come le torture che venivano inflitte nel medioevo alle persone giudicate colpevoli di reati magici, stregoneria o colpevoli di reati gravi.
– Parlateci di A Circle of Pain. Come nasce l’idea di questo Album?
A Circle Of Pain è nato pensando al dolore, accomunando le sensazioni di sofferenza, vita e morte appunto ad un cerchio, dove tutto ha un inizio, uno svolgimento e una fine ricongiungendosi al punto di partenza per ricominciare il ciclo che è appunto a struttura dell’intero album.
– … bene, proseguendo, regalateci un breve excursus del vostro Album, brano per brano….
La prima traccia dell’album, “Omen”, è un introduzione al viaggio dell’ascoltatore con una voce profonda, saggia, come se fosse quella di un narratore di una storia dove termina con l’inizio della seconda traccia “The Shield” che racconta le gesta dei guerrieri che si lanciavano in battaglia sapendo che molto probabilmente avrebbero fatto ritorno a casa sdraiati sui propri scudi, elogio degli eserciti quando i comandanti o i re perdevano la vita in battaglia.
“Black Chains” racconta la sofferenza della schiavitù, di quando si è incatenati nell’oscurità e ci si senta all’inferno cercando una via d’uscita.
La quarta traccia è “The Gate”, che è a tutti gli effetti un inno ai gladiatori e ai combattimenti che avvenivano nelle arene, un po’ anche rivolta a noi come dire: “Hey, siamo arrivati e vogliamo spaccare tutto”.
“Icarus” riprende il mito di Icaro e di come si sente lui mentre sta cadendo senza le sue ali di cera sciolte dal sole.
In “Splinters” troviamo le schegge della sofferenza che trafiggono l’uomo, con pensieri di odio e rabbia ci conducono a “Whiteout”, la strumentale dell’album che ha la funzione di far aggiungere all’ascoltatore un pensiero o uno stato d’animo proprio, come se potesse scrivere lui la propria storia.
L’album si chiude infine con “Beyond The Grave”, dove il finale del pezzo si ricongiunge alle note dell’intro “Omen” per chiudere il cerchio.
– Secondo voi, quali sono gli ingredienti necessari per formare una band che sappia ritagliarsi il proprio spazio nell’attuale panorama musicale?
L’originalità è la chiave per crearsi il proprio spazio, chiaramente bisogna anche tenere conto delle tendenze e di cosa piace più all’ascoltatore, ma il biglietto da visita che si da all’ascoltatore con i propri pezzi deve essere qualcosa che non ha mai sentito.
– Adesso una domanda pungente: negli ultimi anni vi è stato un progressivo “appiattimento” del settore musicale, e questo anche in ambito hard rock/metal. Ovvero molti dischi tendono a suonare in maniera molto simile. Secondo voi in cosa gli ORDALIA sono diversi? Qual è il tratto che può distinguervi da una miriade di band hard rock?
Beh sicuramente noi siamo un miscuglio di contaminazioni di diversi generi musicali, ascoltando noi in primis tantissima musica, questo già ci differenzia da un’altra band Metalcore attuale.
Bisogna sempre cercare di avere la propria storia da raccontare, ma soprattutto cercare di avere un suono originale e regalare all’ascoltatore un prodotto che non ha mai sentito, avendo qualcosa di famigliare con il genere che si vuole fare.
Il nostro punto di forza è che siamo all’inizio, abbiamo ancora molta strada da fare e abbiamo la possibilità di plasmarci in maniera differente rispetto ad altri gruppi che già sanno il fatto loro nel panorama attuale.
– Progetti in cantiere dopo A Circle of Pain?
Attualmente siamo già al lavoro sul nostro nuovo album e per il momento ci concentreremo sul diffondere A Circle Of Pain mentre scriviamo nuovo materiale.
– Bene ragazzi, vi lasciamo la possibilità di congedarvi dai nostri lettori come meglio preferite: volete dire qualcosa? Dare appuntamento ai vostri fan?
Se vi è piaciuto il nostro EP seguiteci sui social per rimanere aggiornati sulle nostre nuove date e mi raccomando Stay Tuned! Gli Ordalia sono qui per non deludervi…