Lucas Tadini, è un giovane talento d’impronta alternative-rock, rock, proveniente da Los Angeles, che esordisce in Italia con un singolo di tutto rispetto, e dal grande impatto sonoro, intitolato: The Arsonist. Un artista eclettico e dalle mille sfaccettature, con un’impronta culturale multi-etnica, che ben si riflette nella sua musica variegata e potente. Un esordio sui-generis che ci fa immaginare grandi prospettive, perché Tadini è certamente interessante e coinvolgente. Un Artista in grado di fare già centro al primo colpo: al suo esordio. Da seguire, dunque, con attenzione:
– Ciao Lucas, benvenuto sul nostro magazine e nella nostro salotto delle NOTE DI GARRONE. Innanzitutto, per rompere il ghiaccio, raccontaci qualcosa di te. Chi è Tadini? Come nasce l’Artista?
Penso che non ci sia differenza tra l’artista Tadini e la persona Tadini. È difficile definirmi perché sento che sono in continua evoluzione, cercando sempre di imparare e aggiungere diversi elementi alla mia musica. Oggi direi che Tadini è un artista che cerca di abbattere le barriere invece di costruirle, influenzato da culture e forme d’arte diverse.
L’artista Tadini è nato da un processo organico. Non ho mai smesso di pensare che avrei dovuto fare qualcosa, è successo semplicemente in modo naturale. Sentivo di avere cose da dire e di avere uno scopo, e così è iniziato tutto.
Prima di lanciare il mio progetto, avevo già diverse band e suonato con innumerevoli artisti, fino a quando ho sentito che dovevo esprimere la mia arte e inviare il mio messaggio.
– Sappiamo che hai un’impronta multi-etnica, dall’Italia, al Brasile, fino alla conoscenza linguistica del Mandarino. Com’è stato confrontarsi con così tante culture? E quale prevale in caso in Tadini?
Sono cresciuto in un ambiente estremamente multiculturale e per me questo è sempre stato normale. Tutto ciò che faccio è influenzato dalle diverse culture a cui sono stato esposto e dalle lingue con cui parlo. Anche se non ho mai vissuto in Spagna, il fatto di parlare spagnolo mi ha permesso di avere un incredibile contatto con la cultura spagnola che influenza molto la mia musica, per esempio. Il mio mandarino è pessimo nonostante abbia studiato per quasi tutta la mia vita, ma l’influenza che la cultura cinese ha su di me e la mia musica è innegabile.
Penso che nessuna cultura prevale nel mio caso. Quando ho studiato a Berklee (Boston), ho avuto contatti con culture ancora più incredibili e mi sono reso conto che la musica è universale, e questo è uno dei messaggi che voglio inviare.
– Il tuo singolo d’esordio è The Arsonist… Veramente un bel brano, potente e pieno di influenze diverse. Vuoi parlarcene?
The Arsonist è la prima canzone che ho scritto per il mio album di debutto, Collective Delusion. La canzone parla dell’abbandono del vecchio per lasciare il posto al nuovo. E’ stata scritta nel 2018 quando mi sono trasferito da Boston a Los Angeles.
Questa canzone la considero la più semplice dell’album. È il rock classico, ed è in questo stile che posso dimostrare alcune delle mie prime influenze, come Beatles, Led Zeppelin e Janis Joplin. Per me è un ritorno alle origini, che ironicamente parla di iniziare una nuova tappa.
– Quale musica ti ha più influenzato nel tuo percorso di crescita, e quali Artisti sono il tuo punto di riferimento?! Se ce ne sono…
I miei artisti preferiti nel mondo del rock sono classici come Beatles, Led Zeppelin, Pink Floyd, Janis Joplin e Jimi Hendrix. Le mie origini provengono dal rock inglese ed è quello che ho ascoltato durante gran parte della mia infanzia.
Detto questo, il rock è solo una piccola parte di tutto ciò che ascolto. Posso citare gli italiani Zucchero Fornaciari, Morgan e Lucio Battisti, i brasiliani Mutantes, Cartola ed Elis Regina, gli americani Chet Baker e Duke Ellington, gli spagnoli Paco de Lucía e Lola Flores… ce ne sono molti!
– Vivi attualmente a Los Angeles, dicci: “Com’è il panorama musicale d’oltreoceano?”…
La scena musicale qui è molto competitiva, ma ci sono molte band e artisti eccellenti. Penso che non ci sia posto migliore al mondo in cui essere costantemente in contatto con così tanti grandi artisti. Los Angeles è una città che vive per l’intrattenimento e ospita artisti di tutto il mondo. Ammetto che non è l’ambiente più salutare per avere una carriera artistica a causa della competitività e della saturazione degli artisti, ma è possibile sfruttare la situazione e realizzare cose che non sarebbero possibili altrove.
– …Approfondiamo questo aspetto. Che differenze trovi tra il panorama musicale statunitense e quello italiano?
Il panorama in Italia è in qualche modo simile a quello del Brasile. Ci sono molti artisti di qualità nella scena del underground, ma non esiste un sistema che li supporti nel modo più appropriato. Uno dei vantaggi di essere a Los Angeles e cantare in inglese è che posso raggiungere più persone in tutto il mondo, mentre in Brasile e in Italia è comune cantare nella lingua madre.
Una cosa che noto è che artisti di paesi come il Brasile e l’Italia lasciano il paese quando ne hanno la possibilità perché credono di poter ottenere più risultati in luoghi come Londra o Los Angeles. Come ho detto, ci sono molti grandi artisti in questi luoghi, ma la scena non favorisce artisti indipendenti.
Cosa prevedi per il futuro? Quali progetti e obiettivi hai in cantiere e cosa dobbiamo aspettarci nel breve termine?
Ho altri due singoli da pubblicare nei prossimi mesi, a cui seguirà il mio album di debutto, Collective Delusion. L’uscita dell’album è prevista per la fine dell’estate. L’album darà anche origine ad un video di una delle canzoni non ancora pubblicate.
Purtroppo un tour e grandi festival sono sospesi a causa della pandemia che stiamo vivendo, quindi l’attenzione per ora è focalizzata sul rilascio di nuovo materiale. Spero di poter suonare in Italia il prima possibile, ma per ora dobbiamo aspettare.