Abbiamo appena finito di guardare “Senna”, la miniserie di Netflix dedicata ad Ayrton Senna, e possiamo dire con sicurezza che si tratta di un’opera capace di emozionare tanto quanto il suo protagonista ha fatto in pista. La serie è un mix perfetto di adrenalina, narrazione intima e ricostruzione storica, riuscendo a raccontare una leggenda senza mai perdere di vista l’umanità dell’uomo dietro il casco.
Sin dall’inizio, si percepisce il lavoro meticoloso nella ricostruzione dell’epoca. Le auto, le gare e i dettagli tecnici – dalla McLaren alla Williams – sono rappresentati con una precisione quasi maniacale. Chiunque ami la Formula 1 non potrà che rimanere colpito dalla fedeltà con cui sono stati riproposti i momenti chiave delle corse, mentre le sequenze in pista regalano un’intensità straordinaria, portando lo spettatore direttamente al fianco di Senna, curva dopo curva. È un’immersione completa che trasmette l’adrenalina e la pericolosità di quegli anni.
Ma “Senna” non si limita a essere un viaggio nei circuiti: è, prima di tutto, una storia profondamente umana. Gabriel Leone dà vita a un Ayrton complesso e sfaccettato, mostrando non solo il campione determinato e quasi sovrumano, ma anche l’uomo con i suoi dubbi e le sue relazioni personali. I rapporti familiari, in particolare con la sorella Viviane e il padre Milton, sono dipinti con una delicatezza che rende la narrazione ancora più autentica. Questo aspetto ci ha colpito perché umanizza una figura che, agli occhi di molti, è quasi un mito intoccabile.
Un’altra grande forza della serie è la rappresentazione della rivalità con Alain Prost. Le loro battaglie in pista sono state leggendarie, e la serie le racconta con tutta la tensione e l’intensità che meritano. Ma ciò che ci ha sorpreso è come sia stato esplorato anche il lato umano di questa relazione: un equilibrio tra rispetto, competizione feroce e incomprensioni, che ha plasmato la storia della Formula 1 e quella personale di entrambi i piloti.
Il finale della serie, dedicato alla gara di Imola del 1º maggio 1994, è struggente e rispettoso. Senza mai cadere nel sensazionalismo, racconta uno degli eventi più tragici nella storia dello sport, mettendo al centro l’impatto emotivo e la portata universale della perdita di Ayrton. È un momento che lascia il segno, un addio a un campione che sembrava invincibile e che, invece, ha lasciato un vuoto profondo sia dentro che fuori dalla pista.
“Senna” è quindi una serie che non si limita a celebrare un’icona dello sport, ma racconta la storia di un uomo straordinario con passione e profondità. È un’opera che parla tanto agli appassionati di corse quanto a chiunque cerchi una narrazione intensa e universale, capace di emozionare e ispirare. Se amate le storie vere che restano con voi a lungo dopo i titoli di coda, questa è una visione imperdibile. Ayrton Senna non è mai stato così vivo, e questa serie lo conferma in tutta la sua grandezza.