Ospite alle NOTE DI GARRONE, Cinzia Mai artista dalla grandi doti, che spazia con eleganza dal jazz al pop. Attualmente in uscita con l’EP sperimentale “VERA”.
– Ciao Cinzia, parlaci un po’ di te. Come nasce la tua passione per la musica, come evolve e quali generi musicali tocca?
La passione per la musica nasce e cresce con me. Mi sono accorta, fin da piccola, che inventare canzoni sia in italiano, sia in un finto inglese tutto suoni e nessun significato, mi dava una grande soddisfazione, oltre che divertirmi molto. Alle elementari scrivevo un diario poco segreto e vi annotavo pensieri e poesie. La mia maestra scoprì questa mia passione ed un giorno mi fece recitare uno dei miei componimenti davanti alla classe e alla direttrice della scuola, quella è stata la mia prima esibizione pubblica. L’incontro con Andrea Rodini, maestro nel canto e nell’interpretazione, segna una maturazione artistica e sonora. Nel 2008 ho l’opportunità di diventare la solista del gruppo swing “The Lady & The Colours Orchestra” con cui inciderò un disco contenente 8 classici dello swing. Nel settembre del 2010 supero le selezioni per essere ammessa alla Scuola Civica di Jazz di Milano, dove mi diplomerò in Canto.
All’interno della Scuola Civica di Jazz ho la possibilità di studiare, oltre che con Laura Fedele, con il maestro Paolo Tomelleri, con cui mi esibirò anche negli anni seguenti al diploma. Nel frattempo, continua l’amore per la scrittura ed il cantautorato e, grazie alla collaborazione con Roberto Pace, nasce il mio primo disco, “Parla”. Roberto cura anche gli arrangiamenti del secondo disco “Come sono, come te” del 2017. Gli anni londinesi segnano una nuova svolta; è qui che incontro Dj Laps, con cui dò vita al progetto “The Book of Changes”, frutto di una nuova sperimentazione vocale e sonora, immersa in ambienti musicali elettronici, jazz ed hip hop. Nel 2019 divento mamma e, insieme alla mia prima bambina, Winifred, nascono anche due nuovi brani “Fila di Animali” e “Quando ridi”. Nel 2023 torno in studio e realizzo l’Ep “VERA”, che contiene due brani: “Vera” e “Il mio Pianeta”, dalle spiccate sonorità elettroniche. Quello che muove i miei lavori continua ad essere la scrittura, amo il suono delle parole e la costruzione di melodie che, pur utilizzando un linguaggio elaborato, risultano orecchiabili e cantabili.
– Sei ora in uscita con “Vera” il tuo nuovo Ep. Raccontaci qualcosa di questo nuovo progetto.
“VERA”, come dicevo, contiene due brani, uno più recente che dà il titolo all’EP ed uno scritto qualche tempo fa, “IL MIO PIANETA”. “VERA” per me simboleggia un passaggio ed una presa di coscienza, a volte bisogna rinunciare ad un’idea, all’idea di come avremmo voluto essere, di come avremmo voluto agire; rinunciare alle aspettative e persino alle “ricompense” che pensavamo di meritare lungo il percorso, il risarcimento per aver sofferto o esserci sacrificati. Con questo brano volevo dire nel modo più viscerale che possiedo: “Vai e vivi e non voltarti troppo indietro, vai e scopri chi ancora puoi essere, cosa ancora puoi realizzare”. “IL MIO PIANETA”, invece, affronta sogni e paure. A volte le cose avvengono ma non nel momento in cui pensavamo sarebbero avvenute, dobbiamo aspettare che i pianeti compiano i loro transiti, dobbiamo trovare la forza di avere pazienza, la forza di continuare a credere in un progetto, in un sogno. Perché le nostre paure più profonde si celano proprio nell’amore che riponiamo nelle cose o nelle persone ed i “Pianeti” dall’alto riescono a vederle e a riconoscerle.
Sono due brani che si sposano bene sia da un punto di vista narrativo che musicale, uno è il compimento dell’altro e viceversa.
– Come si lega “Vera” ai tuoi album precedenti?
“VERA” è la conseguenza di ciò che è stato e che ho vissuto negli anni precedenti, sia da un punto di vista musicale che personale. Tutti i miei lavori sono legati da un filo di significato e maturazione e “VERA” non fa eccezione. Anzi, riesce a raccogliere sia i miei lavori nati in Italia, sia quelli nati a Londra, dato che sono tornata a scrivere in italiano ma ho mantenuto sonorità più legate al mondo londinese che ho vissuto.
– E dei tuoi album o singoli precedenti, quale consiglieresti di ascoltare al nostro pubblico?
Di sicuro consiglierei l’album “Come sono, come te”. È un disco a cui tengo molto. Tutte le canzoni sono state scritte nell’arco di 6 mesi. Volevo che ci fosse un filo conduttore all’interno di questo lavoro e, infatti, i brani sono nati uno di seguito all’altro, in modo quasi spontaneo, come se avessero l’esigenza e l’urgenza di esistere e di coesistere. Le canzoni sono ispirate a persone e fatti accaduti, a momenti di vita ed esperienze personali. Come nel lavoro discografico precedente, “Parla”, ho cercato di dar voce anche agli altri. Ci sono brani a cui sono molto affezionata come “Shopping disperato”, “La tua Felicità” e “Come Sono”, quest’ultimo è una dedica profonda alle donne, a tutte coloro che hanno vissuto sulla propria pelle atti di discriminazione o violenza, è un brano che parla di rinascita e consapevolezza del dolore.
– Rimanendo in tema con il titolo di un tuo singolo. Come girano i tuoi “Pianeti” al momento? Ti senti in una fase favorevole per la tua carriera?
Non nascondo che avrei voluto di più per la mia musica ed i miei lavori, avrei desiderato arrivassero ad un pubblico più ampio. Il risvolto positivo però, è quello di aver sempre pensato che, nonostante i numeri, gli ascolti e la visibilità, non avrei smesso di far musica. Scrivo ancora, creo melodie, ho pubblicato diverse cose negli ultimi anni e sono contenta di averlo fatto.
Mi piace dire che “mi sento sempre in un momento di passaggio, su di un’onda che non si infrange”. Sono alla ricerca di quello che mi fa stare bene, non si può mai smettere e sentirsi arrivati. In questo momento specifico, “VERA” mi sta dando tante soddisfazioni e tanta voglia di fare, mi godo queste energie positive.
– Cinzia, come immagini il futuro? Quali novità all’orizzonte?
Progetti futuri? Vorrei poter andare avanti riprendendo alcuni lavori del passato, quelli più sottovalutati e meno diffusi. Vorrei poter registrare nuovamente alcuni brani e dargli nuova vita. Forse, come dico ne “IL MIO PIANETA” può essere giunto un momento buono per realizzare alcuni sogni o completare lavori lasciati “nel cassetto”.